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Liferay, un ecosistema di partner orientato alla nuvola

Liferay, un ecosistema di partner orientato alla nuvola

L’azienda ha arricchito il programma di formazione e certificazione per il canale, per consentire a tutti di accrescere le proprie competenze in ambito tecnico e commerciale e specializzarsi in area cloud

Liferay continua a investire sul proprio ecosistema di partner, fondamentale nell’implementazione di progetti basati sul nuovo approccio Cloud First, migliorando il proprio programma di canale e arricchendolo con iniziative di formazione e certificazione. Questo, in sintesi, è il messaggio trasmesso da Andrea Diazzi, director, channel sales Emea di Liferay.

Proprio di recente l’azienda ha presentato l’offerta cloud-based DXP-as-service, che consente alle imprese di creare e sviluppare esperienze digitali. Denominata Liferay Experience Cloud, permette alle organizzazioni di creare, proporre e ottimizzare esperienze digitali per clienti, dipendenti, fornitori e venditori. La soluzione integra gestione dei contenuti e degli account analytics, commerce, personalizzazione e funzionalità low code, distribuite attraverso un cloud as a service gestito da Liferay.

«Il lancio di un nuovo offering innovativo, in cloud, è una delle ultime novità di Liferay» – racconta Diazzi. «Storicamente la nostra azienda ha sempre venduto software in modo classico, ora invece proponiamo un’offering che prevede una completa gestione di tutto il sistema, compreso il cloud. Il cliente non deve costruire uno stack tecnologico su cui Liferay deve inserirsi, la piattaforma DXP è un servizio as a service».

UN APPROCCIO DIFFERENTE

Attualmente sono 18 i partner attivi in Italia, 250 nell’intera area Emea. «I partner di Liferay sono sempre stati integratori, service partner molto tecnici, perché per personalizzare Liferay servono competenze elevate, per esempio sul linguaggio Java» – spiega Diazzi. «Passando a una situazione in cui si scrive molto meno codice e si configura molto più software, senza doverlo modificare, i partner potranno posizionare i loro servizi in modo leggermente diverso, diventeranno più configuratori e meno sviluppatori puri, ma questo non significa che tutto divenga più facile. Stiamo parlando comunque di configurazioni complesse, che richiedono esperti. Si tratta, però, di un passaggio naturale, perché il nostro settore si sta orientando verso il cloud e tutti i software pian piano stanno diventando Cloud First.

Non soltanto i nostri partner si stanno spostando in questa direzione, stiamo cercando anche nuove tipologie di partner, che siano non solo system integrator ma anche operatori provenienti dall’area Web Agency e utenza digitale. Apriremo le porte anche a partner OEM, che utilizzano la tecnologia Liferay per costruire loro soluzioni».

Negli ultimi dieci anni Liferay è stata molto apprezzata grazie ai propri partner. L’azienda ha avuto come priorità quella di avere un ecosistema numeroso.

«Ora non abbiamo più bisogno di una espansione numerica, siamo ben strutturati» – afferma Diazzi. «Vogliamo dedicarci ad attività di recruitment volte a colmare gli eventuali gap di conoscenza e di posizionamento del nostro ecosostema, indirizzati a nuovi partner di elevata qualità».

NUOVI PERCORSI FORMATIVI

Proprio per accrescere la qualità dei propri partner, dall’inizio di quest’anno Liferay ha introdotto cambiamenti all’interno del programma di canale. «Sono stati resi disponibili nuovi percorsi formativi di presales, sales e post sales accanto ai percorsi formativi tecnici già presenti» – puntualizza Diazzi. «I partner potranno quindi rafforzare le proprie competenze in ambito tecnico e commerciale e specializzarsi in area cloud, per diventare competenti sulle nuove soluzioni cloud based. Alla formazione è associata una certificazione, che è obbligatoria e fondamentale per i partner».

Il passaggio a un approccio Cloud First è fondamentale per Liferay. «In precedenza avevamo proposte di Platform as a service con un elemento cloud importante, in alternativa all’offerta classica, on premise. Adesso il nostro posizionamento, il nostro ecosistema è maggiormente orientato alla parte cloud. La parte on premise, residuale, sarà mantenuta, perché esistono situazioni, per esempio nell’area della Pubblica Amministrazione, che ancora impediscono a molti enti di puntare totalmente sul cloud, ma questa tendenza potrebbe cambiare nel tempo».

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