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La Business Intelligence nel 2015

Ecco quali sono le situazioni irrisolte che dovranno essere affrontate anche quest’anno

Mentre tutti sono impegnati a perseguire gli obiettivi per far fede ai buoni propositi per il nuovo anno, Qlik analizza i trend che interessano il settore della Business Intelligence nel 2015.

“Oggi viviamo in un mondo in cui l’interazione tra dati e persone cambia velocemente e, tendenzialmente, lo fa in meglio. Ognuno si esprime attraverso il proprio lavoro: la concezione che sia esclusivamente un piccolo gruppo a prendere tutte le decisioni all’interno dell’aziende è ormai superata. Il processo decisionale, infatti, è ormai ben distribuito all’interno dell’organizzazione e queste ‘micro decisioni’ sono fondamentali per il successo del business nella sua globalità. I potenziali benefici ottenuti in questo modo vengono amplificati quando si consente a più persone di utilizzare strumenti di data discovery self-service per esplorare i dati e collaborare sui risultati”, ha dichiarato Donald Farmer, Vice President of Innovation and Design di Qlik.

I trend per la BI nel 2015:

  • La maggior parte delle aziende parlerà di Big Data, ma senza utilizzarli
    Ci sono opportunità reali per le aziende che decidono di sfruttare i Big Data. Nella maggior parte dei casi però, i dipartimenti IT non hanno le competenze o il tempo necessario per implementare nuove infrastrutture, mentre la maggior parte dei manager ha solo una vaga idea delle potenzialità dei Big Data. Quello che quasi tutti conoscono invece è l’utilizzo di questi ultimi nella “massimizzazione dei social media”. Le aziende infatti, con gli strumenti per l’analisi del sentiment o per la connessione dei canali social, possono ottenere ottimi risultati. Integrare le informazioni ottenute dai social media all’interno delle indagini analitiche esistenti può portare a grandi risultati ed è anche relativamente semplice. Questo non significa che non stiamo facendo grandi passi avanti verso i Big Data; ma è importante impegnarsi per acquisire competenze ed esperienza, anche se per il momento le aziende non si sentono pronte ad abbandonare i vecchi database.
  • La visualizzazione convincerà più delle parole
    Se ‘Big Data’ è la parola chiave del 2014, ‘visualizzazione’ non è certo da meno. Il problema è che spesso le visualizzazioni sono talmente convincenti da portare subito a prendere la decisione in questione. In questo modo rischiamo di mostrare meno argomentazioni per chiarire agli altri qualcosa che per noi è già evidente. Oltretutto vengono meno anche la conversazione e il confronto e si riduce la nostra abilità nel trovare la strada giusta per risolvere la questione. La soluzione migliore è evitare quegli strumenti che offrono solo grafici da presentare o condividere, a favore di strumenti interattivi ed esplorativi. Nessuno all’interno dell’organizzazione dovrebbe essere l’ “utente finale”, ma tutti dovrebbero avere l’opportunità di apportare il proprio contributo.
  • Saremo sempre alla ricerca del telefono o del tablet perfetto
    Entro la fine del 2015, sviluppatori e amministratori che penseranno di aver risolto i proprio problemi standardizzando tutto il sistema su un’unica piattaforma, con ogni probabilità continueranno a trovarsi di fronte alla stessa situazione. Il loro obiettivo è quello di fornire agli utenti un’esperienza che sia comune indipendentemente dal dispositivo utilizzato. E’ molto difficile prevedere se gli utenti utilizzeranno un iPad o un Android, anche solo nei prossimi 12 mesi Nelle scuole americane, per la prima volta nel 2015, i Chromebooks di Google supereranno i tablet di Apple. Solo con una piattaforma unica e davvero responsive, possiamo programmare una volta e implementare ovunque.
  • Lavoreremo on-premise, anche se i nostri dati saranno sul cloud
    Ci sono parecchie infrastrutture cloud e migliaia di applicazioni cloud. È possibile che stiamo già creando dati su una o più delle maggiori applicazioni funzionanti e che stiamo addirittura salvando i nostri dati su cloud. Ma abbiamo ancora moltissimi dati in sede e dobbiamo integrarli con quelli presenti non in una, ma in molteplici applicazioni cloud. Nel 2015 scaricheremo dati on-premise per poter effettuare operazioni tradizionali come pulizia, formazione, trasformazione e integrazione dei dati. Le operazioni di back office continueranno a esistere ancora per un bel po’.
  • I manager continueranno a non avere una piena comprensione delle proprie attività quotidiane
    È facile farsi trasportare dall’entusiasmo per le nuove tecnologie. Big Data, Internet of Things, analisi predittive, sembrano tutte trovate molto promettenti. Eppure, avendo a disposizione le informazioni sul proprio business, su quello dei propri partner, fornitori e clienti, è probabile che i manager vogliano dettagli ancora più accurati, completi e tempestivi riguardo agli aspetti più basilari del proprio lavoro. È forte la tentazione di puntare a quell’elemento determinante in grado di trasformare il proprio business (e la propria reputazione).
    Nonostante questo, rimane il fatto che l’analisi dei dati o il supporto alle decisioni migliora il business principalmente migliorando poco alla volta ogni transazione e ogni decisione.

“Occorre processare gli ordini con meno errori, migliorare leggermente l’efficienza della produzione, focalizzare meglio i propri sforzi in termini di marketing e, soprattutto, fornire ai manager la comprensione completa sui propri dati per metterli in grado di identificare, pianificare e monitorare questi piccoli cambiamenti quotidiani. Solo in questo modo, alla fine del 2015 potrete guardarvi indietro con grande soddisfazione” – conclude Farmer.

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